LO SPETTACOLO
Lo spettacolo della durata di circa un'ora ripropone la storia vera, riadattata drammaturgicamente, di due fratelli ebrei deportati ad Auschwitz e del loro violino sopravvissuto alla Shoah ora appartenente alla collezione privata di Carlo Alberto Carutti.
La narrazione alternerà parti recitate a quelle musicali, eseguite tutte dal vivo dal quartetto d’archi Morassi (si va dalle note di Mozart ai temi più famosi della cinematografia sulla Shoah) per rendere unica ed indimenticabile la straordinaria storia di questo strumento che, sopravvissuto al dramma dell'olocausto, giunge ai giorni nostri intatto con il suo suono portatore di speranza .
Il progetto è stato appositamente concepito per far conoscere da vicino, agli alunni delle Scuole Primarie e Secondarie di primo grado, gli strumenti che fanno del patrimonio culturale di Cremona, città della musica.
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Adattamento a cura di e con
Massimiliano Pegorini voce narrante,
Quartetto d'archi
Margherita Ceruti (violino)
Yeeun Kim (violino),
Angela Alessi (viola),
Marcomauro Moruzzi (violoncello)
LA STORIA...
«Ho trovato questo violino nel 2014, da un antiquario di Torino e da lì ho iniziato a ricostruire la sua storia – racconta lo stesso Carutti - volevamo celebrare la prima e la seconda guerra mondiale e mi ero messo alla ricerca di strumenti musicali che rappresentassero quel periodo. Avevo così messo in giro la voce, tra gli antiquari, di questa mia intenzione».
In breve tempo a Carutti arriva la segnalazione da un antiquario di Torino, è il mese di ottobre del 2014.
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«Sono corso a Torino per vederlo: il violino era talmente bello che sembrava finto.
Nell’astuccio vi era un diapason fatto con un bozzolo di una munizione. Poi guardo bene e dentro trovo un cartiglio con sei misure musicali. Con una scritta tedesca, e vicino vedo incisi dei numeri: 168007. Volo a guardare su internet e scopro che era il numero di matricola di Enzo Levi Segre».
La scritta è in tedesco è “Inno alla musica che rende liberi” e di fianco le sei misure musicali sono un “canone inverso”, una composizione molto particolare. Inoltre, intarsiata sul fondo vi è anche la stella a sei punte, simbolo degli ebrei. Carutti decide subito di comprare il violino e inizia le ricerche per capire chi fosse Enzo Levi Segre.
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«Scopro così che questa famiglia dei Levi viveva a Torino ma si era nascosta a Tradate, trovando ospitalità in una villa. Erano il padre Edgardo, la madre, che di cognome faceva Segre, con i figli Enzo di 21 anni e Eva di 22
Questo spettacolo ricostruisce la storia dei due fratelli Enzo ed Eva deportati ad Auschwitz e separati dalle SS all’apertura dei vagoni ferroviari e del violino che Eva portava con sé.
GALLERIA
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